Il discorso di Boris Johnson in difesa dell'Ucraina e per un'Europa che fa sul serio, anche con Trump

13/12/2025 05:00 Il Foglio

Buonasera, è un grande piacere essere qui, colgo l’occasione per ringraziare la Norvegia per tutti gli alberi di Natale consegnati a Londra nel corso di molti anni, quando ero sindaco. E ringrazio (...) quegli arditi avventurieri, i Vichinghi, che furono i primi europei a raggiungere il Nord America e a tessere l’inizio del legame linguistico, culturale e politico tra Europa e America che è stato il fatto geopolitico più importante e decisivo degli ultimi 150 anni, e che ha aiutato a liberare l’umanità dalla tirannia: Prima guerra mondiale, Seconda guerra mondiale, Guerra fredda – l’alleanza transatlantica è stata disposta a pagare il prezzo della libertà e a opporsi all’aggressione. Ed è ciò che siamo chiamati a fare di nuovo oggi. Siamo giunti al primo grande punto di svolta del XXI secolo. La nostra generazione, tutti nel nostro continente saremo giudicati da come ci comporteremo in questo momento. Tutto quel che discutiamo sul futuro della nostra sicurezza collettiva si sintetizza nel modo in cui rispondiamo a questa domanda immediata: abbiamo il coraggio di garantire la sopravvivenza dell’Ucraina come paese libero, sovrano e indipendente?   Mentre noi siamo qui stasera, gli ucraini continuano a combattere e morire in nome, come diciamo loro costantemente, della nostra libertà, ma senza un singolo soldato occidentale impegnato a unirsi a loro nella battaglia. L’Ucraina è un paese i cui confini tutti riconosciamo e la Russia li riconobbe nel 1991, la cui sicurezza fu nominalmente garantita nel 1994, e che non è mai stato in nessuna fase una minaccia per la Russia di Vladimir Putin. Ho partecipato a ogni importante riunione della Nato dal 2016 al 2022 e non c’era mai stata la minima possibilità che l’Ucraina entrasse nella Nato, perché qualsiasi ipotesi del genere avrebbe determinato l’immediato veto di Francia, Germania, Stati Uniti e di molti altri stati. Ed è una maledetta bugia quella che dice Putin quando sostiene di essere stato spinto a invadere Kyiv dall’espansionismo della Nato.     E’ lui l’espansionista, è lui il revanscista e neoimperialista che vuole conquistare l’Ucraina perché è terrorizzato dalle implicazioni per lui, per Putin, per il Cremlino, della scelta ucraina di incamminarsi su una strada lontana da Mosca, verso l’identità libera, pluralista, democratica dell’Europa. Ed è questo che odia, è questo che teme, ed è per questo che ha invaso l’Ucraina. E lo ha fatto non perché l’Ucraina fosse protetta dalla Nato o perché l’Ucraina stesse per entrare nella Nato, ma proprio perché non era protetta dalla Nato. Eppure ha commesso un errore disastroso che gli è costato 1,1 milioni di morti o feriti per meno del 20 per cento del territorio ucraino, in una guerra in cui, a meno che noi non siamo deboli, non ha serie possibilità di vincere: una lumaca arriverebbe al confine polacco più velocemente delle truppe di Putin.   Ovviamente, di fronte alla continua miseria, alla sofferenza indicibile degli ucraini, è giusto fare la pace. Gli europei vogliono la pace. Il presidente Donald Trump vuole la pace. Il mondo vuole la pace. E gli ucraini vogliono la pace. La domanda è come possiamo convincere Putin a fare la pace e preservare l’Ucraina come paese libero, sovrano e indipendente. Proprio ora agli ucraini viene detto da alcuni negoziatori statunitensi che dovranno accettare la perdita dell’intero Donbas, inclusi Kramatorsk e Sloviansk, circa cinquemila chilometri quadrati di territorio che Putin nemmeno occupa. Pensate a cosa significa questa concessione per i soldati che combattono dal 2014. E ricordate cosa succede nel territorio occupato da Putin: la deportazione dei bambini, la tortura e la mutilazione di chi resiste, un programma di violenta russificazione. La prospettiva di cedere la propria terra è un incubo per l’Ucraina. L’incubo è reso peggiore dalla possibilità quasi incredibile che gli Stati Uniti riconoscano formalmente come russa la terra che la Russia ha rubato: sarebbe la prima volta che Washington fa una cosa del genere dalla Seconda guerra mondiale.   Ma sapete, per quanto orribile sia questa prospettiva, penso che gli ucraini potrebbero, tale è il loro desiderio di pace, accettare qualche compromesso sul Donbas e potrebbero accettare il limite delle loro forze armate. Ma solo se credono seriamente di avere un futuro come paese indipendente e se credono che noi in occidente garantiremo la loro sicurezza. Gli ucraini farebbero un accordo di pace se potessero, ma gli ucraini non sono il problema. Dov’è la prova che Putin vuole la pace? Perché non dovrebbe semplicemente mettersi in tasca queste terribili concessioni, gongolando per l’umiliazione dell’occidente, e continuare la sua campagna di bombardamenti e uccisioni? Che tipo di pressione stiamo davvero esercitando su Vladimir Putin in questo momento? Qual è il messaggio che sta ricevendo dai negoziatori? Cessa il fuoco, Putin. Cessa il fuoco o altrimenti ce ne andiamo. Cessa il fuoco o altrimenti abbandoniamo gli ucraini.     L’unica possibilità di porre fine a questa guerra è che tutti noi aumentiamo la pressione su Putin. Ed è questo il mio messaggio centrale. Non serve a noi europei incolpare soltanto gli americani quando l’Europa sta ancora comprando gas russo e pagando circa un miliardo di dollari al mese direttamente alla macchina da guerra di Putin. E non serve stare seduti qui a lamentarci del documento sulla Strategia di sicurezza nazionale americano, quando il cittadino americano medio paga tremila dollari l’anno di tasse per la difesa e il cittadino europeo medio paga cosa? 900 dollari. Quando noi in Europa abbiamo una vasta panoplia di costose protezioni sociali: congedo di maternità, congedo di paternità, chissà cos’altro. Quante settimane di ferie avete in Norvegia all’anno? Cinque. Quante ne hanno in America? Due settimane. Be’, gli americani hanno notato questa differenza. E fino a poco tempo fa, il contribuente americano stava effettivamente pagando per la difesa dell’Ucraina più del contribuente europeo medio. E devo dirvi che Trump non è il solo a pensare che gli europei abbiano approfittato troppo a lungo della situazione.   Quindi, se vogliamo prendere sul serio la nostra sicurezza collettiva, se vogliamo che gli americani la prendano sul serio, dobbiamo mostrare loro che la prendiamo sul serio noi stessi. Chiedete a qualsiasi generale ucraino quanto dipendano dagli Stati Uniti per il supporto in questa guerra e vi diranno che gli americani sono stati indispensabili. E come Trump ha detto in passato, penso che sarebbe una buona cosa ora se gli Stati Uniti dessero i missili Tomahawk. Ma sarebbe d’aiuto se ora gli europei aprissero la strada. Gran Bretagna e Francia hanno inviato Storm Shadow e Scalp. Perché i tedeschi non possono inviare i loro missili Taurus? Dopo quasi 4 anni di discussioni, perché non possiamo liberare i fondi di Putin che sono congelati nei conti bancari europei e usarli come prestito di riparazione all’Ucraina? Ci sono almeno 140 miliardi di dollari in Belgio, 20 miliardi a Londra, 18 miliardi a Parigi. Quel denaro potrebbe essere prestato agli ucraini come acconto sulle riparazioni che la Russia dovrebbe legalmente e moralmente rendere per i danni stimati in oltre 600 miliardi di dollari che hanno fatto in Ucraina.     E ovviamente, se la Russia paga quelle riparazioni, allora l’Ucraina ripaga il prestito. Ma nel frattempo, quel denaro manterrebbe gli ucraini e pagherebbe le loro truppe per anni. Perché non l’abbiamo fatto? Perché siamo nervosi riguardo a qualche futura azione legale russa? E’ assurdo. Il Consiglio europeo si riunisce il 18 dicembre. Dovrebbe dare luce verde agli asset. Ma nel frattempo, il governo britannico dovrebbe mettersi al lavoro e farlo da solo, con i 20 miliardi che abbiamo a Londra, perché non sarebbe solo un enorme impulso per gli ucraini, ma convincerebbe Putin che siamo seri nel porre fine a questa guerra e che aumenteremo il prezzo che deve pagare. E per la stessa ragione, dovremmo seguire l’Amministrazione Trump nel discriminare i paesi che continuano a comprare gli idrocarburi di Putin e a finanziare la sua macchina da guerra. Dovremmo reprimere la sua flotta ombra che lo aiuta a evitare le sanzioni.   Per quanto riguarda la coalizione dei volenterosi, il piano di mettere boots europei on the ground, che so che la Norvegia sostiene, la mia domanda è: perché stiamo aspettando? Ci sono molte parti dell’Ucraina che sono sicure quanto Bergen, e Bergen sembra molto sicura. Potremmo inviare quelle truppe ora, non in un ruolo di combattimento, ma per dare addestramento e supporto logistico, se non altro per fissare questo punto cruciale: spetta agli ucraini decidere quali truppe straniere invitare sul loro territorio e non a Vladimir Putin.   Gli ucraini vogliono la pace. Vogliono un accordo, ma non possono farlo, e non lo faranno, senza adeguate garanzie di sicurezza. Non possiamo semplicemente tornare allo status quo ante bellum con l’Ucraina in un limbo di sicurezza con ora un grosso pezzo del paese nelle mani russe. Avranno bisogno di nuove e convincenti garanzie per il futuro: soldati europei sul terreno, copertura aerea statunitense, intelligence e tutto il resto. Dite che Putin non accetterà mai tali termini? Rispondo: non ci abbiamo nemmeno provato. Stiamo offrendo tutta la carota a Putin e tutto il bastone all’Ucraina quando dovrebbe essere il contrario. Se siamo forti ora, possiamo porre fine alla guerra con l’Ucraina che rimane un paese libero e indipendente. Ma se siamo deboli, allora l’Ucraina diventerà un tragico, brutalizzato satellite di Mosca. E daremo luce verde ai gangster e all’aggressione in tutto il mondo, dai Paesi baltici a Taiwan. Sarà, se questo è il risultato, la peggiore sconfitta per gli Stati Uniti dal Vietnam, per non parlare dell’Afghanistan. Sarà la peggiore sconfitta per l’Alleanza atlantica e i nostri valori (...). Dobbiamo ricordare il motivo per cui abbiamo fondato la Nato: la catastrofe degli anni 40 è venuta dopo ol fallimento morale degli anni 30, quando cercammo di placare un aggressore revanscista permettendogli di divorare i suoi vicini e ci illudemmo, pensando di poter fare un accordo con lui, che ci fosse un limite alle sue richieste territoriali.   Non possiamo commettere di nuovo quell’errore. Penso che Putin abbia fatto male i suoi calcoli e che il desiderio ucraino di libertà e indipendenza sia ora irreversibile. Ma possiamo evitare tanta sofferenza e salvare tante vite se portiamo la pace ora. E l’unico modo per farlo è ribaltare le cose, per l’occidente unirsi e mettere pressione ora non sulla vittima ma sull’uomo che ha iniziato la guerra, su Putin. E l’unico modo per noi di unirci è che gli europei prendano provvedimenti ora, intendo ora questo mese, per convincere gli americani che siamo seri riguardo alla nostra stessa sicurezza. Grazie mille a tutti.

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