Ieri anche il Regno Unito ha annunciato il riconoscimento formale di uno stato palestinese, dopo l'Austria, il Canada e il Portogallo: oggi invece lo farà la Francia, con un discorso del presidente Emmanuel Macron all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso che "non ci sarà nessuno stato palestinese. Ho un messaggio chiaro per quei leader che riconoscono uno stato palestinese dopo l'orribile massacro del 7 ottobre: state dando una ricompensa enorme al terrore", ha detto dopo l'annuncio del primo ministro britannico Keir Starmer. "Di fronte al crescente orrore in medio oriente, stiamo agendo per mantenere viva la possibilità della pace e di una soluzione a due stati. Ciò significa un Israele sicuro e protetto accanto a uno stato palestinese vitale", aveva detto Starmer. Sono oltre 140 i membri dell'Onu che riconoscono la Palestina: molti paesi lo stanno facendo nelle ultime settimane per aumentare la pressione su Israele, segnando un cambiamento importante. A inizio settembre anche il Belgio aveva annunciato di voler riconoscere lo stato palestinese, oltre a "sanzioni severe" contro il governo israeliano. Il ministro degli Esteri Maxime Prévot ha aggiunto però che il riconoscimento non sarà formalizzato finché tutti gli ostaggi presi durante l'attacco del 7 ottobre 2023 a Israele non saranno restituiti e Hamas non sarà rimosso dal potere politico, per questo il suo riconoscimento è in attesa. Con il riconoscimento britannico e francese, la Palestina – che ha all'Onu lo status di "status di osservatore permanente", che consente la partecipazione ma non il diritto di voto – potrà godere del sostegno di quattro dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ma perché la Palestina diventi un membro a pieno titolo è necessario che almeno nove dei 15 membri del Consiglio di sicurezza votino a favore e che nessuno dei cinque membri permanenti (Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti) ponga il veto. Gli Stati Uniti si oppongono a questa opzione. La mossa segna però il riconoscimento dei più stretti alleati degli Stati Uniti – e, nel caso di Francia, Gran Bretagna e Canada, le prime nazioni del G7 a riconoscere uno stato palestinese, mentre c'è l'opposizione di Giappone, Germania e Italia. Oggi Francia e Arabia saudita terranno oggi un vertice dei leader mondiali con l'obiettivo di rilanciare la soluzione dei due stati al conflitto israelo-palestinese. La Francia è stata il principale promotore dell'iniziativa a luglio, seguita da Gran Bretagna e Canada, che avevano annunciato piani condizionati per offrire il riconoscimento. La Gran Bretagna aveva affermato che avrebbe riconosciuto uno stato palestinese se Israele non avesse accettato un cessate il fuoco con Hamas e posto fine a quella che il primo ministro Keir Starmer ha definito la "spaventosa" situazione a Gaza. Il Canada aveva chiesto all'Autorità nazionale palestinese, che governa la Cisgiordania, di attuare riforme democratiche, tra cui elezioni (escludendo Hamas) nel 2026. Anche il primo ministro australiano Anthony Albanese aveva affermato che il riconoscimento previsto era legato ad alcuni "impegni che l'Australia ha ricevuto dall'Autorità nazionale palestinese", tra cui l'impegno a smilitarizzare e a indire elezioni generali, nonché il riconoscimento del "diritto di Israele a esistere in pace e sicurezza". Il ministero degli Esteri israeliano ha accusato i governi che si stanno muovendo verso il riconoscimento di uno stato palestinese di "premiare coloro che usano il terrore come strumento politico", una posizione fermamente respinta da quei paesi. L'Amministrazione Trump aveva invece avvertito il Canada che la sua decisione avrebbe potuto avere conseguenze commerciali e ha imposto sanzioni all'Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania.
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