Sono 720 i membri del Parlamento europeo ma solo pochi di loro incidono sull'agenda e guidano importanti negoziazioni influenzando i loro risultati, nota la testata Politico, che ha stilato una ristretta lista di 17 persone che rispondono a queste caratteristiche. Questi profili si sono distinti nell'ultimo anno, caratterizzato da tensioni politiche interne, lotte di potere e dallo scandalo Huawei, che ha messo in discussione la credibilità dell'istituzione europea di Strasburgo. Gli italiani sono due: Nicola Procaccini, uomo di Giorgia Meloni in Europa e co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), e Brando Benifei, eurodeputato del Pd a Strasburgo per la sua terza legislatura. Secondo Politico, Procaccini ha avuto un ruolo centrale in uno dei momenti più tesi del Parlamento europeo: il dibattito sulla mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Come scriviamo qua, la mozione era stata promossa da eurodeputati dell’estrema destra per contestare le modalità con cui la Commissione aveva gestito gli acquisti dei vaccini Pfizer durante la pandemia di Covid-19. Il vero obiettivo era però indebolire la Commissione per la sua posizione fortemente schierata contro l’invasione russa dell’Ucraina. Durante il dibattito, Procaccini ha preso le distanze dalla linea dei promotori, dichiarando apertamente che Fratelli d’Italia non avrebbe votato la sfiducia, giudicandola un’operazione strumentale che avrebbe solo favorito le opposizioni. In un intervento particolarmente acceso, ha criticato duramente i colleghi del suo stesso gruppo provenienti da Polonia e Romania – due paesi in prima linea sul fronte orientale dell’Ue – per aver guidato l’iniziativa contro von der Leyen, portando alla luce le profonde fratture interne all’Ecr. La sua posizione – nota Politico – riflette il tentativo, da parte della componente italiana del gruppo, di rendere l’Ecr una forza più coesa, moderata e credibile, capace di proporsi come un partner politico affidabile alla destra del Ppe, evitando derive estremiste e isolazioniste. Brando Benifei, nel gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), ha assunto invece un ruolo chiave nella diplomazia parlamentare transatlantica. In qualità di presidente della delegazione per i rapporti con gli Stati Uniti, Politico registra che Benifei si è distinto per la sua capacità di coltivare contatti riservati con esponenti del Congresso americano, in particolare con la Camera dei Rappresentanti e con figure di rilievo del Partito Repubblicano. Questo lavoro ha consolidato la sua reputazione all’interno del Parlamento europeo come figura pragmatica e ben inserita nei circuiti della politica americana, tanto da essere considerato strategico per il dialogo con Washington in un momento storico caratterizzato da un rapporto decisamente più ostile tra Stati Uniti e Unione europea. Chi sono gli altri 15 eurodeputati René Repasi, giurista tedesco-ungherese e nuovo capo della delegazione socialdemocratica tedesca, è ormai la voce più ascoltata nei S&D dopo la presidente Iratxe García Pérez, che potrebbe anche sostituire nel 2027. La sua figura, a cavallo tra accademia e politica, lo rende un potenziale ponte con i conservatori tedeschi in un momento di tensioni tra i leader dei due principali gruppi del Parlamento. Andrzej Halicki, capo della delegazione polacca del Ppe e uomo di fiducia di Donald Tusk, è l’unico ad aver sfidato apertamente la linea di Manfred Weber, opponendosi all’avvicinamento del Ppe all’estrema destra. In un contesto in cui le riforme giudiziarie polacche rischiano il blocco e i fondi Ue sono in bilico, Halicki dovrà convincere Bruxelles a mantenere il sostegno economico nonostante lo stallo politico a Varsavia. Jeroen Lenaers, sorridente ma temuto capogruppo Ppe olandese, ha il compito di tenere unito un partito sempre più spaccato tra moderati e destra. Vice di Weber e presente nei vertici dove si decide tutto, dovrà gestire le crescenti tensioni interne mentre il Ppe continua ad avvicinarsi a posizioni più radicali. Kinga Gál, numero due dei Patriots ma vera regista operativa del gruppo, è l’interfaccia di Orbán a Bruxelles. Mentre Bardella si concentra sulla politica francese, è lei a tenere le redini e sedere alla conferenza dei presidenti. Nonostante qualche successo tattico, i Patriots faticano a incidere sulle politiche concrete, e sarà compito suo trasformare il gruppo da disturbatore a vero attore politico. Sophie Wilmès, ex premier belga e ora vicepresidente del Parlamento, resta una figura discreta ma centrale. Non ha voluto guidare il gruppo Renew, ma coordina i lavori sullo stato di diritto e prepara silenziosamente il terreno per un ruolo di vertice nel 2027, proprio mentre cresce l’attenzione sulla democrazia interna all’Unione. Fernand Kartheiser, ex diplomatico lussemburghese e spia negli anni ’80, oggi non è affiliato ad alcun gruppo dopo essere stato espulso dall’Ecr per una visita a Mosca. Continua a cercare contatti con il Cremlino, in pieno contrasto con la linea ufficiale del Parlamento, diventando un elemento di instabilità interna. Raquel García Hermida-van der Walle è al suo primo mandato ma già in prima linea contro la corruzione, guida i negoziati sul disegno di legge anticorruzione che punta ad armonizzare norme e sanzioni in tutta l’Ue. Nonostante un primo stop nei colloqui, è determinata a far ripartire i negoziati in autunno. Alexandra Geese, eurodeputata verde e grande esperta di digitale, è stata tra i protagonisti delle politiche europee su tecnologia e contenuti online. Dalla moderazione dei contenuti alla trasparenza del lobbying straniero, Geese è una delle figure tecniche più influenti nel plasmare la sovranità digitale dell’Ue. Dirk Gotink, ex portavoce di Weber e oggi eurodeputato Ppe, è il volto della nuova offensiva parlamentare contro le Ong. Con il sostegno dei gruppi di destra, guiderà un organismo di controllo sui rapporti finanziari tra Commissione e Ong, accusate di influenzare il Parlamento con soldi pubblici. Una battaglia che ha anche un obiettivo elettorale: rilanciare il suo partito in Olanda. Le coppie che contano Siegfried Mureșan e Carla Tavares, rispettivamente Ppe rumeno e S&D portoghese, sono i due relatori incaricati di negoziare il prossimo bilancio pluriennale dell’Ue da 1,8 trilioni. La loro sfida sarà trovare una linea comune tra i gruppi e poi difenderla nei negoziati con i governi, partendo da questo autunno. Malik Azmani e Marieke Ehlers, entrambi olandesi ma su fronti opposti (Renew e Patriots), sono protagonisti dei negoziati sulla direttiva rimpatri, che punta ad accelerare le espulsioni dei migranti irregolari. In vista delle elezioni nei loro paesi, entrambi vogliono dimostrare di saper influenzare la linea europea sull’immigrazione: Azmani per rilanciare i liberali, Ehlers per dare legittimità istituzionale all’estrema destra. Sven Simon e Daniel Freund, tedeschi ma su fronti ideologici opposti (Ppe e Verdi), si scontrano da tempo sulle regole etiche dell’Ue. Freund è il padre politico dell’organismo etico comune, ora smantellato proprio grazie a Simon, che preferisce un approccio interno e autoregolato. Ora, da presidente della commissione Affari costituzionali, Simon sta riscrivendo le regole del Parlamento, mentre Freund cerca nuovi appoggi per rilanciare la trasparenza.
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